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Design



Vico Fornasetti Atmosphere




                              dall'ultima mostra . from last exhibition Milan 2011

                                                Jacopo Foggini 


                                                Foggini's Sphere . University of Milan 2011


Il primo incontro con Jacopo Foggini e' avvenuto nel suo studio di Milano. Era il 2010. Mi e' sembrato in realta' di riincontrare un vecchio amico. Si sa, anime con medesime propensioni alla sperimentazione, alla trasformazione materica, alla ricerca, hanno piu' facilita' ad incontrarsi. In una parola,l'Arte accomuna Ho difficolta' a separare Jacopo dalle sue opere, per me queste ultime ne sono semplicemente il suo prolungamento. Mi piace immaginarlo al lavoro in una fucina di Murano nell' atto di forgiare il vetro, addomesticandolo alle sue visioni. Entrare nel suo laboratorio e' come guadare un fiume. Al di qua tutto il noto, il quotidiano, al di la' il suo micro-macro cosmo. Metalcrilato di ogni colore possibile trasformato in bislunghi spaghetti e lavorato, piegato e annodato a piacere. Cosi prendono forma lampade-dischi volanti pronti al decollo, lanterne occidental-orientali e sedie avveneristiche illuminate. Foggini e' un geniale fattucchiere in bilico tra Arte&Design, artefice di sculture luminose ed installazioni epocali. Penso a quelle esposte al Carousel du Louvre, al Centre George Pompidou, al Royal College of Art. Penso anche al "Plastic Palace" inserita nello storico arco di Porta Garibaldi a Milano o al " Vello d'oro" un velo sospeso di grandi dimensioni, a "Devotion" concepita in una chiesa cinquecentesca sconsacrata o al "Lampadario da Teatro" creato in occasione della Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici di Torino alla luce del quale ha cantato il Maestro Luciano Pavarotti. Medio Oriente, Giappone e Stati Uniti sono solo alcuni dei paesi in cui si possono ammirare le sue opere. La Festa delle Lanterne che dal 104 aC accompagna il Calendario Lunare cinese vede la realizzazione con carte colorate di milioni di elementi luminosi dalle forme piu' sorprendenti. Foggini sembra rivisitare questa tradizione plasmando resine come fossero argilla, inventando oggi macchinari che permettano la lavorazione del versatile policarbonato, conquistato ed infine assoggettato ai suoi precisi desiderata. Mi sono trovata per caso un giorno nel suo opificio quando montagne di residui semilavorati dovevano essere gettati per far posto alle nuove creazioni. Non posso descrivere la sofferenza che ho provato nel vedere allontanarsi quei sacchi traboccanti di pezzi scultorei policromi. Foggini sorrideva mentre io cercavo di salvare qualche pezzo dal macero, era tranquillo, ogni tanto prendeva i comandi di una ruspa dove si adoperavano senza sosta i suoi collaboratori, e spostava quei cumuli che ai miei occhi limitati erano oggetti preziosi ormai persi. Ho capito successivamente questa sua pace interiore, anche quella certa felicita' e l'assenza assoluta del benche' minimo ripensamento o tentennamento nel trattenere qualcosa. Jacopo era oltre il colle di quelle anomali macerie. Il passato gia' ampiamente rimosso nella sua testa e nuovi progetti attendevano per guadagnarsi spazio. Si dice che il Design si differenzi dall'Arte per l'implicito e preciso scopo per cui gli oggetti sono concepiti. Jacopo disegna lo scopo e si diverte a smembrarlo, come le colate delle sue invenzioni. Con le sue opere sembra stravolgere la realta' contingente, cosi oggetti quotidiani attraverso il suo linguaggio modificano, quasi naturalmente il fine per cui erano stati concepiti, alterando il consueto per l' inconsueto. In definitiva non ci sembra piu' cosi strano sedersi su di una lampada-sedia o entrare in una sfera convinti di essere prossimi alla partenza su di una futuribile mongolfiera fogginiana. L'Arte di Jacopo Foggini preme costantemente sul futuro, orientate a quello che deve ancora venire le sue creazioni, avveneristica ed inclonabile la sua matrice. Michela Papavassiliou . nov 2011.