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sabato 17 agosto 2013

Apologia al Silenzio

Adoro il Silenzio. In esso riluce l'essenza prima della vita. Vi trovo il giusto spazio ai miei pensieri. Piu' in la' la raccolta differenziata delle parole inutili. In un bidone le frasi gettate alla rinfusa. In un altro i concetti incrinati. Nell'ultimo le frasi meditate e mai pronunciate. Dove il verbo e' latitante li supura qualcosa di importante. Non importa in fondo se vedra' la luce, se trovera' una espressione o rimarra' muto. La sua essenza vibra e con essa il nostro spirito. Amo attraversare la natura  prodigiosa con una persona cara accanto, in un passo silenzioso. Mi piace ascoltare il mio respiro che palpita agli odori del bosco, alle emozioni primordiali. Dove la parola e' assente li la mente zampetta allegra come un puledrino appena nato. Il rumore del mare si infrange, il fuoco crepita, la coccinella plana ed un bimbo nasce col suo pianto infrangendo per qualche attimo la coltre dell'afonia, poi si guarda intorno ammutolito per capire dove sia atterrato. Sott'acqua si e' immuni dal rumore, si e' leggeri col corpo mentre si nuota, pur avendo cubi d'acqua e la forza di gravita' che ci preme sulla testa. Vorrei contenere il Silenzio tutto in una sfera. Lo osserverei in trasparenza e controluce. Ne analizzerei la composizione e la massa. Fors'anche , ne avessi la possibilita', lo peserei pure, per regalare al mio cervello la sua consistenza, per dargli lo spazio corposo nella mia psiche che merita. Mi piacerebbe svestirlo a strati come la corolla di un fiore e studiarne i pistilli al microscopio, uno ad uno. Gradirei conoscerne il sapore, il suono ed il colore. Penso che se il Silenzio avesse un colore sarebbe bianco immacolato, la somma di tutte le cromie a me note e in questa convinzione il mio animo si placa nell'assenza di gravita' dell'Universo da dove esso nasce e dove va a finire. Michela Papavassiliou . Isola d'Elba agosto 2013
Cariatidi di Petros 2012

Una Farfalla Bianca all'Isola d'Elba

Gioconda by Petros dettaglio
L'Elba la conosciamo come luogo d'esilio di Napoleone o punto d'approdo di Argonauti stanchi, che si asciugarono la fronte dal sudore coi suoi sassi immacolati. Data la posizione strategica tra Sardegna , Corsica e gli atolli delle Eolie, quest'isola dell'arcipelago toscano dalla forma di calamaro gigante, chiazzata di rubino per la presenza di innervazioni ferrose, fu nei secoli una tappa di grande importanza.  Intorno Capraia, Giannutri, Pianosa, il Giglio e la misteriosa Montecristo che svetta come una visione austera e mesta in mezzo al mare. Gli antichi greci la chiamavano Aithale , per la "fuliggine" che la ricopriva. Tra gialle fioriture di ginestre sulla vetta di Capanne si gode una vista a perdita d'occhio. Foreste di lecci e boschi cedui regalano una impagabile frescura tra lingue di sabbia seducenti come le spiagge di Fetovaia o Cavoli. Ho soggiornato a Procchio da una cara amica, sopra la baia che ispiro' le tele migliori di Loyd. Dalla sua dimora persa tra centenari pini marittimi il morbo della scrittura trova il suo habitat naturale. Herve' Guibert lavoro'e decise di finire i suoi giorni su questa terra. Ho visto il sole tuffarsi sulla linea dell'orizzonte tra flessuose montagne color viola e lanciare un fascio verde sopra le acque, giusto un attimo prima di scomparire sulla linea del tramonto. Ho camminato sulle rocce calde e levigate da un passato che si fonde col presente. Ho ascoltato il dialetto elbano, meraviglioso mix tra corso e toscano. Sembra che la Fortezza di Volterraio, rifugio privilegiato dagli attacchi dei pirati, abbia contagiato l'interah isola e che in questi lidi ci sia una protezione speciale dalle brutture della nostra contemporaneita'. Sembra che qui il cemento, che ha martoriato l'Italia, non sia sbarcato se non con carichi sporadici e la natura possa ancora giocare il ruolo da primadonna. I fondali sono puntellati di relitti subacquei di epoca romana. Ho nuotato in queste acque turchesi tra gabbiani e cormorani. Ho perlustrato la macchia mediterranea accompagnata da una farfalla bianca. Dicono che cio' rappresenti l'idea che sia in atto una trasformazione e all'Elba pare proprio che questa possa avvenire in noi che la attraversiamo per la prima volta o ci torniamo in ogni tempo. Michela Papavassiliou

venerdì 16 agosto 2013

Autocertifico che Sono Viva

                                                                                                                                                                 
Gioconda by Petros
Mi sono trovata da sola a Milano d'agosto. Un documento urgente da fare al consolato brasiliano per mia figlia ed eccomi qua, in coda alle otto del mattino nelle scale di un edificio anni sessanta rimesso a lucido per accogliere gli uffici diplomatici. Guadagno a fatica il primo piano. Obiettivo e' prendere un numerino di prenotazione prima che le stanze si riempiano di gente. E' il mio turno l'addetto mi chiede quale sia la mia necessita'. Alla parola Autocertificazione un ghigno beffardo si dipinge sul suo volto. "Deve andare in Comune e certificarlo in Prefettura." Esco mi dirigo agli uffici comunali dove mi accoglie un " Ma noi non facciamo questo genere di cose. Lo scriva su di un figlio in bianco e' sufficiente e non occorre che lo faccia timbrare dal prefetto." Chiedo un modulo prestampato per autocertificazioni generico e mi viene dato con una certa ritrosia. Penso che al consolato un minimo di intestazione istituzionale possa piacere e fuori, sul cofano di una macchina, scrivo il testo inventandolo di sana pianta poiche' nessuno fino ad ora e' stato in grado di dirmi cosa ci devo scrivere. Torno in questo Brasile satellite sul suolo italiano e l'impiegato di prima con aria di intolleranza massima mi dice tra i denti di andare a legalizzarlo. "Non mi interessa cosa le abbia detto il comune, per il nostro governo lei deve andare in prefettura."Lo guardo con aria di odio e mi dirigo con quaranta gradi all'ombra presso uffici chiusi senza riserve per l'intera settimana di ferragosto. Mi dirigo al tribunale. Nessuno mi ha detto di farlo ma ricordo che qualcuno un tempo mi aveva parlato di un ufficetto preposto a simili cose. Arrivo davanti a palazzo di giustizia. Sembra un pachiderma in letargo. Niente detenuti, imputati, giudici o avvocati. Due uscieri  accaldati e stanchi mi guardano come fossi sbarcato da Giove. "Dovrei certificare un documento" "Qui non certifichiamo." Pausa. Panico. Li guardo con aria persa. Colti da pieta' mi dicono: " Forse voleva dire legalizzare." "Si infatti" "Guardi e' tutto chiuso ma se va al quinto piano con l'ascensore e al sesto a piedi forse la possono aiutare." Metto la borsa come nei blocchi sicurezza sul vassoio porta oggetti e mi accorgo che in realta' sono vaschette trasparenti della frutta e verdura riciclate. Mi sento addosso in un nano secondo tutti i tagli che il governo ha fatto al settore giustizia e mi rammarico per chi deve lavorare in questo modo e per questa povera Italia messa in ginocchio. Guadagno la stanza indicatami tra corridoi deserti e un silenzio inquietante. Due extracomunitari dotati di carrelli e di un'aria rassegnata portano faldoni di qua e di la' in aule fantasma. I commessi, un uomo e una donna mi guardano increduli che qualcuno sia riuscito ad arrivare fino a li in una giornata come questa. La signora prende in mano il foglio e decreta che loro non fanno questo genere di cose. Mi sento come le avessi fatto una proposta indecente. Spiego con un fil di voce che senza il loro timbro mia figlia non puo' tornare in Italia per importanti motivi familiari. "Ma la cosa allora ha carattere d'urgenza-dice lui-ora provo a vedere" Da un'agenda molto vissuta cava un numero di telefono e chiama. Lo abbraccerei per lo slancio che sta avendo nei miei confronti ma la mia gratitudine lo travolgerebbe e mi trattengo. Mi dice di andare dal suo collega cancelliere e io obbedisco al volo. Li saluto e ringrazio. "Signora ci rivediamo dopo tanto deve ripassare da noi, aspetti a salutarci." Viaggio nel deserto e finalmente arrivo a destinazione. Il cancelliere mi stava aspettando. Il suo viso privo di mimica facciale mi inquieta un po ma non resta che prendere il toro per le corna e mi accomodo davanti a lui. La scrivania strabocca di carte e codici e una sua collega si avvicina lanciandogli una battuta che non afferro per intero. "...Poi prendi la maglietta di Calvin Klein" In quell'istante mi prefiguro una tshirt da mercato taroccata dello stilista e mestamente, senza proferire parola, mi rivolto a lui. L'uomo scuote la testa legge gli articoli in calce al foglio, sfoglia codici e non si ritrova. Sbuffa. Io muta. So per certo che gli articoli non si riferiscono all'autocertificazione che devo fare ma tante' li avevo preferiti ad un foglio anonimo bianco. Sussurro che forse possiamo riscrivere tutto su carta semplice. Fa una smorfia con aria schifata. Alza lo sguardo e mi guarda fisso ora. Il panico mi sta per far rizzare tutti i capelli. "Ma lei ce l'ha la marca da bollo da 3.47?" "No veramente..." Abbasso le spalle bastonata nell'animo. "E quella da 16? E la carta di identita'?" Allungo tremante il passaporto verso l'Inquisizione. "Ha solo questo?" Pigolo "Ssi..." "Vabbe' vada a comprare  i bolli intanto" Volo compro e torno. Lui intanto ha preparato un foglio del tribunale. Straccio con gioia quello che avevo, non prima di avere copiato precisamente il testo da me inventato in precedenza. Se lo avessi riscritto a memoria l'effetto di autenticita' si sarebbe ampiamente perso. Mi osserva apporre la firma e timbra davanti e dietro. Vorrei ardentemente che timbrasse anche di lato ma lo spessore del supporto non lo consente. Sono in un libro di Kafka e la cosa comincia quasi a piacermi. Scendo dai miei ormai amici, c'e' un pubblico ministero da trovare e dopo il suo autografo sono libera. L' orgoglio che questo pezzo di carta abbia tutti questi sigilli mi gonfia il petto come un palloncino, lo ammetto e trotto alla volta do Brazil tutta contenta. Gia' mi pregusto l'espressione esterefatta dell'aguzzino sudamericano. Arrivo gli taglio il sorriso di netto. Non puo' credere nemmeno lui che sia riuscita a raccattare cosi tante medaglie al valore in poco tempo. Dopo due ore di coda raggiungo lo sportello. Mi avvvicino alla finestrella come un soldato che dalla trincea avanzi sugli avanbracci per spiare il nemico. Ho l'elmetto un po storto, sono sbrindellata qua e la' ma alla fine una magnifica lunare etichetta multicolore viene apportata al mio capolavoro. "Oh! " Sono in estasi. Esco e lo guardo controluce in tutta la sua apoteosi. Autocertifico che Sono Viva. Michela Papavassiliou 

mercoledì 14 agosto 2013

Formentera . Viaggio Utopico nell'Isola che C'è


Due sorrisi speculari sul turchese, questo è il frame privilegiato che ho di Formentera.
Cuore pulsante dell'isola una coppia di spiagge lunghissime e bianche, identiche come due splendide gemelle dai caratteri opposti. Quando c'è vento da una parte sai che dall'altro lato sarai coccolata dal tepore. Quando una è arrabbiata, l'altra è affabile e accogliente.
Credo che morfologicamente questa isola delle Baleari abbia una posizione dotata di un'aurea speciale forse anche di una certa sacralità. Emersa dalle acque in un crocevia di fasci luminosi in grado di dorare la pelle con tonalità intense quasi d'alta montagna.
Boschi di pini marittimi degradano al mare. Fichi secolari come sculture preistoriche sono i protagonisti assoluti sui grandi campi dalla terra rossa smossa. Tenuti ad impalcatura bassa dalle abili mani dei contadini locali, i rami allargati come i tentacoli di polipo terrestre sorretti da pali in legno tutti intorno, regalano ombrelli di frescura a greggi ed umani. Palme secolari rimandano a paesaggi d'Africa, saline incorniciate come pezzi d'autore, tra canne di bambù infestanti e dune di sabbia tagliate da strade sterrate imprendibili che si perdono nel turchese.
C'è una rilassatezza di vivere in questo luogo che ti contagia appena arrivi.
Le frenesìe dell'era moderna si lasciano sul battello che ti porta qui.
Non hanno semplicemente il pass per entrare.
Quando approdiamo su queste sponde si rimane per un attimo interdetti, ci si volta per vedere se le ansie del quotidiano ci seguiranno, e nulla, siamo liberi di godere di una natura, contaminata sì dall'uomo e dalla macchina del turismo internazionale, che ha saputo però rispettare il suo territorio e valorizzarne le bellezze. Merito alla Spagna che sa tenere questo spazio di mondo, lindo come un lenzuolo lavato di fresco e steso al sole.
Anche se su questo atollo si riversano fiumane di persone, sai di poter trovare sempre una caletta appartata dove starai felicemente in solitudine e relax.
Nell'entroterra case in pietra antiche si fondono col paesaggio. Cromie calde in questi spazi domestici dove interno ed esterno si mescolano in sintonia perfetta. Pavimenti spatolati con materiali naturali, cesti intrecciati usati come lampade, travi antiche ai soffitti intervallate da fasci di bambù e coibentate con alghe marine, tettoie di viti e vegetazione da macchia mediterranea. Bouganville, oleandri, rosmarini e pini marittimi a profusione accompagnano nel tragitto da un capo all'altro. Dal faro un tramonto mozzafiato ed il drink di fine giornata. Sant Francesco con la sua piazza, le stradine folcloristiche e gli angoli carini di Sant Ferran.
C'è una Formentera nascosta lontana dai clamori, dai personaggi famosi e dai riflettori ed è quella di cui sto scrivendo, un luogo metafisico ma terreno, un luogo silenzioso e magico. Un viaggio nell'Utopia, dal greco, “luogo che non esiste”, che in questo caso è proprio sotto i nostri piedi e davanti ai nostri occhi. Ibiza si vede da qui, vicina eppure lontana come sensazioni. Ogni giorno una moltitudine di barche da lì parte alla volta di questi litorali. Sono naviganti in cerca di vibrazioni. Nella notte di San Lorenzo si vedono decine di stelle cadenti e la calotta dell'emisfero astrale ti circonda a 360 gradi come non mi è capitato di vedere altrove se non a Ydra nell'arcipelago greco.
Ho soggiornato in un vecchio convento. Ho dormito in una cella dalle piccole finestre affacciate su di un immenso bosco a picco sulla scogliera. Ho avuto in questi spazi sonni profondi come si hanno nella prima infanzia o forse nel ventre materno. Certe cose non si possono spiegare per intero a parole, ma mentre leggi immagina di essere preso per mano da una persona a te cara e di camminare nella natura o immergerti nelle acque più trasparenti che tu possa sognare. Se riuscirai a fare questo esercizio mentale e saprai ascoltare questo luogo, ti sarai avvicinato al benessere che può regalarti l'isola di Formentera. 
                                                                                                          Michela Papavassiliou . Agosto 2012