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mercoledì 8 gennaio 2014

Still Life . La Paura di Vivere come una Natura Morta/Cinema

La Poesia diventa fotogramma in questa pellicola italo britannica del 2013 firmata da Uberto Pasolini. Nella quiete di un paese di campagna inglese Eddie Marsan, nei panni di John May, si occupa di trovare parenti ed amici alle povere anime trapassate in solitudine. A May il compito di organizzare il funerale . L'uomo da anni effettua il suo lavoro con grande senso di responsabilita' e dedizione.  Scapolo, senza famiglia lui stesso, partecipa, malgrado la sua apparente indole algida, emotivamente alla dipartita di tutti quegli sconosciuti, conservandone le foto in album che ogni tanto sfoglia la sera nella solitudine domestica e redigendo i testi dei discorsi durante le funzioni religiose . Agli uffici comunali del piccolo paese viene guardato con aria di commiserazione ed il suo appassionato operato non viene apprezzato minimamente. L'amministrazione anzi vorrebbe che lui fosse piu' veloce e che si sbarazzasse di questi scomodi ospiti del cimitero cittadino utilizzando la spicciola cremazione ad una sepoltura in piena regola. C'e' comunque aria di ridimensionamento in direzione ed al puntiglioso e metodico protagonista viene chiesto senza troppi preamboli di andarsene. John chiede di poter cocludere un'ultima pratica su cui sta lavorando prima di lasciare il posto di lavoro. Parte cosi per Londra alla ricerca della figlia del defunto Billy Stoke ed  incontra la dolce Kelly, interpretata da Joanne Froggatt, di cui rimane irrimediabilmente attratto. Nella grande citta' e con questa nuova compagnia la vita di May comincia ad acquisire alcuni elementi cromatici fino ad ora a lui sconosciuti e per la prima volta accarezza il sogno di una svolta sostanziale alla sua esistenza. "Still Life" si muove tra le righe non scritte della nostra esistenza, nelle pieghe oscure del silenzio, dell'assenza di umane attenzioni, nello sguardo appartato alla nostra anima, alla paura della solitudine, alla disperazione di vivere senza sentirsi vivi proprio come una natura morta, alle fobie che ci porta il nulla e con grande maestria ci accompagna per mano a sbirciare sulle nostre ansie piu' ancestrali il cui seme giace nel senso di abbandono infantile. Da Vedere. MP

martedì 7 gennaio 2014

American Hustle. Nato per Essere un Cult Movie/Cinema



American Hustle geniale pellicola di David O. Russel del 2013 si ispira alla storia vera di Irving Rosenfeld, interpretato da un imperdibile Christian Bale. Siamo a negli anni 70  e l'uomo abituato sin da piccolo a cavarsela da solo diventa in breve un navigato truffatore. L'apice del successo nell'arte di abbindolare e spennare poveri disperati lo raggiunge con l'incontro della donna amata Amy Adams , la bella ed intrigante Sydney, che presto diventera' sua abilissima socia. I due sembrano inarrestabili nel collezionare insieme frodi e successi finche' non vengono intercettati dall'agente del FBI Bradley Cooper/Di Maso che li obbliga a collaborare per incastrare alcuni membri del congresso corrotti. Tra intrighi amorosi, bigodini ed instabili tupe', tra ripicche colpi di testa, piccoli incendi e incidenti domestici, la storia scorre sulla linea sottile che demarca genio e follia, lecito ed illecito.  Interessante e mai stucchevole il ritmo e' avvincente e l'elemento sorpresa riesce a non essere mai banalizzato.   Il profilo psicologico dei protagonisti e l'intrigo dei fatti, rimandano all'audacia nel trattare una trama da cult movie alla maniera de" I soliti sospetti" con il mitico Cavin Spacey. De Niro da padrino consumato riempie la scena, seppur in poche sequenze, completando la classe di una pellicola che entrera' certamente nella storia del cinema contemporaneo. Da non perdere. MP

lunedì 6 gennaio 2014

Blue Jasmine. L'Insostenibile Leggerezza di Non Avere Piu'

Interpretazione strepitosa per Cate Blanchett in questa pellicola di Woody Allen targata Usa 2013. Alec Baldwin e' Hal un imprenditore newyorkese senza scrupoli ed un patrimonio a tanti zeri. Jasmine e' la sua bella e ammirata moglie. Ville, colllezioni d'arte, successo e fama sono la cornice nella quale si muovono i protagonisti, ma qualcosa va storto e la donna si ritrova in bancarotta ad elemosinare l'ospitalita' della sorellastra Ginger nei sobborghi di San Francisco. Unica dote un set di valige, un guardaroba firmato, scatole di ansiolitici, una marcata tendenza all'alcolisno, una strisciante e sbrindellata autostima. Nel tentativo di uscire da questo momento difficile per la sua vita e col desiderio di riconquistare l' agiatezza a cui era abituata Jasmine combattera' la battaglia piu' difficile tra se' e le sue ansie, tra le aspirazioni ed un mondo che non le corrisponde piu'. Film pregevole, tra i piu' interessanti di Allen, che con ironia e sottile indagine psicoanalitica, mette in scena le ancestrali paure che abitano in ognuno di noi. Da vedere. M.P

Il Respiro Deco' di Budapest


Ha un colore tutto suo la terra d'Ungheria. Strisce di verdi graduati e marroni cupi scadenzano appezzamenti agricoli a perdita d'occhio. E' questo il proscenio alla citta' di Budapest. Al centro domina il Danubio che si muove lento, mercuriale, come un gigantesco serpente tra le due rive separate eppure legate in un sodalizio comune di spazio urbano. Sul colle la bella Buda con gli antichi edifici, il palazzo reale, le guglie del castello, guardie comparse e rapaci per la gioia dei turisti. Sotto l'immensa Pest con la traccia storica del suo passato, oggi patrimonio dell'umanita', pressato nella morsa di una megalopoli contemporanea che sa di  capitale europea. Soggiorno sull'isola Margherita. Le finestre si affacciano sul fiume. Tra me e l'acqua platani secolari e querce. Uomini e donne fanno jogging sull'argine di questo algido paesaggio invernale. La nebbia oggi e'ovunque e solo grazie a questo naturale passpartout, camminando sul ponte che riporta alla terra ferma,  si disegna netta ai miei occhi la lunga balaustra gialla dalle geometrie perfette. Budapest e' una citta' dall'anima deco'. Architetture e dimore storiche di pregio oggi quasi completamente vuote raccontano di un epoca non troppo lontana. Cammino per le strade piu' rinomate, tra megastore e marche internazionali aleggia la perdita di un'identita' nazionale. Assenti i negozi artigianali che mi sarei aspettata di trovare, al loro posto rivendite di souvenirs di bassa qualita'. Guardo ad un'opera di Caravaggio giunta fino a qui per una esposizione temporanea. L'avevo vista a Roma qualche anno prima nelle sale di Villa Borghese e la potenza di questa tela mi fa sentire di colpo a casa.                                    
Mi allontano per vicoli appartati e la sensazione di abbandono si ripresenta. Sono 250.000 gli ebrei che furono strappati dalle loro case durante l'Olocausto. Anche la dominazione russa e l'emigrazione di massa hanno lasciato una frattura netta in questo luogo. Mi pare di osservare una pianta dal grande tronco e dai rami recisi, che pur vive di una sua inimitabile corrispondenza. I giovani ungheresi oggi viaggiano, parlano perfettamente l'inglese e amano tornare alle loro radici con spirito rinnovato e desiderio di rinascita. Mi auguro che riescano nell'impresa. Solo quando e' tempo di ripartire mi rendo conto di come questo spazio di mondo possa fare ora anche parte di me. Michela Papavassiliou.  Gennaio 2014