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Monte RennaValdiNoto@VitaPicta2013AllRightsReserved
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Due anni fa ero stata a Palermo e l'ultimo ricordo della Sicilia che avevo era quello della Conca d'Oro innevata. Ritorno ora accolta dai primi germogli di primavera alla volta di Ragusa. L'occhio si perde tra i paesaggi che dividono Catania dalla mia meta. La cementificazione incontrollata, come una morsa circonda i centri storici delle citta'. Spesso sul ciclio della strada file di rifiuti ti accompagnano per l'intero tratto. Butto l'occhio al mare e un'acqua trasparente mi rida' il sorriso. Non resisto. Mi fermo e mi immergo nel mare ancora freddo d'inverno. Una plastica si aggrappa alla mia caviglia e solo allora faccio caso che non e' l' unica. Sembrano tanti lenzuoli logori sbattuti dal vento, mentre barcollano a pelo d'acqua come ubriachi in cerca di pace. Mi asciugo piano al sole e con beatitudine mi guardo intorno. C'e' la spiaggia di sabbia finissima ambrata e le piccole onde che si disperdono sul bagnasciuga tra schizzi e riflessi. Oltre il ciclio della strada una fila di case anni 60 preme per spezzare l'armonia di questo fazzoletto di natura ancora palpitante. Riprendo il viaggio e mi domando quanti anni ci siano voluti all'uomo per violentare la sua terra. Orgogliosi delle loro radici fin dai tempi remoti i siciliani usavano smantellare gli antichi templi greci per costruire con i blocchi trafugati le nuove abitazioni o per rivendere parte della loro storia al miglior offerente. Questo in verita' l'abbiamo fatto in tutta Italia e i conflitti di ogni epoca hanno depredato il resto. Arrivo a Ragusa, questi pensieri hanno annebbiato un poco la leggerezza della vacanza. Vedo una pala eolica che gira piano sui relitti urbani di un'area industriale. Capannoni vuoti, pieni, silos , traffico scomposto. Cerco Ibla, il nucleo antico della citta' e finalmente lo vedo in tutta la sua maestosita' e bellezza, arroccato alla roccia, elegante, austero e decadente. Cammino tra strade lastricate da pietre levigate dal tempo. Chiese barocche dalle facciate lavorate e altissime, scalinate imprendibili, profumi d'agrumi. Sono a casa. Le mie radici elleniche finalmente si avvicinano a questa terra di Magna Grecia. Certo i terremoti, l'incuria ed il tempo hanno cancellato l'impronta ellenistico-bizantina, ma socchiudendo gli occhi, schermandomi per un attimo dalle note stonate di una contemporaneita' che ha spostato i suoi orizzonti, posso sentire la matrice pura di quel tempo che non c'e' piu'' e che fa parte di me. Mi sposto nella magnifica Val di Noto e immagino che la Sicilia in passato doveva essere tutta cosi. Magica ed incontaminata. Sosto in una trattoria all'ombra del Monte Renna e mi riappacifico con i siculi moderni. La loro cordialita' fa sentire a casa, sapori unici in tavola. Frutta, verdura, selvaggina e pescato, creano uno sbandamento dei sensi, a cui non siamo piu' abituati altrove. E' cosi che l'incanto di quest'isola replica inesorabilmente la sua capacita' di magnetizzare.
Michela Papavassiliou
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