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domenica 15 giugno 2014

Mykonos e il Pellicano Petros

L'aereo sorvola Mykonos, intravedo i due laghi e la lunga pista di atterraggio. Passiamo proprio sopra la parte terminale di questa ed ecco che le ali si piegano e compiamo una inversione di volo a 360 gradi. Siamo inclinati sulle acque di un blu intenso, oltre una distesa desertica puntellata da una miriade di costruzioni bianche. Un formicaio di vita che parla di intervento umano su di un terreno aspro, fustigato da un vento che non lascia tregua. Sto per atterrare nell'atollo magico delle Cicladi, un angolo di mondo che non conosco, tranne che per ricordi nebulosi d' infanzia e  luogo di tanti giochi giovanili di mia nonna paterna. Approdo in un piccolo rifugio non lontano dal centro. La citta' sotto di me e il mare a perdita d'occhio. Scopriro' per caso e solo dopo qualche giorno di essere accanto alla casa che fu della mia famiglia e dove mio padre Petros trascorreva le sue vacanze correndo nel grande giardino con fratelli e cugini. C'e' il pozzo che avevo immaginato dai racconti familiari, la casa a due piani affacciata all'orizzonte e gli alberi dalle grandi fronde. Mentre scrivo sento un coro di compleanno cantato in tedesco, ieri fino a notte tarda ne ho sentiti in inglese e francese. E' giugno e sembra che una fetta consistente di persone da ogni angolo del pianeta siano venuti a festeggiare qui. Anche io sono qui per lo stesso motivo. Mykonos e' un posto che ti conquista per gradi, uno spazio che ha in se' tutta l'Arte di Vivere. Devo ammettere che io ci ho messo qualche ora. La sua aria ventosa, calda e poi fredda, roteante e mai uguale, ti frulla  e ti confonde. Era tempo che non mi immergevo in un'acqua cosi turchese cristallina e leggera. Le stradine modaiole riscaldano il cuore per il clima rilassato, festaiolo e piacevolmente internazionale che si respira. Mi piace poter sfrecciare col motorino in piena liberta' tra promontori brulli, muri a secco frangivento e caprette sdraiate su massi a picco sulle onde. Un labrador nero e' appollaiato su un muro di cinta, le zampe a penzoloni guarda goduto il movimento di chi va e viene. Vorrei fargli una foto ma sono gia' oltre e lo memorizzo nella camera oscura della mia testa allontanandomi sorridendo. Ieri sera passeggiando per la citta' mi sono trovata accanto il pellicano Petros. Le piume candide come i muri immacolati attraverso cui procedeva con passo sicuro con le sue ridicole zampette arancioni, il lungo becco e la coda che ondeggiava altera di qua e di la'. Non ho potuto trattenermi dal fargli una carezza sulla nuca, non so se abbia gradito ma mi ha guardato dritto negli occhi per vedere chi ero e la cosa mi ha fatto una certa impressione. E' incredibile la quantita' di sensazioni diverse che puoi vivere qui nell'arco di una sola giornata. Ho visitato un'antica casa greca abbandonata. La piccola cucina col forno a legna, la piattaia ancora appesa al muro di un verde pastello con tutte le stoviglie al loro posto. L'esterno ombreggiato da un fico secolare, i muri in pietra con la seduta dipinta di bianco, il silenzio e la lieve brezza marina oltre la collina.  Non a tutti queste cose lasciano un senso di poesia, a me si, forse e' la radice ellenica mio marchio di fabbrica, certo e' che questa vacanza e' un toccasana per la mia anima, che auguro a chiunque abbia voglia di staccare per un attimo la spina. MP