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sabato 21 luglio 2012

La Depressione Felice

Hopper@
C'e' uno stato nell'umano vivere che chiamo Depressione Felice. Ne sono affetti, e uso questo termine perche' parlo comunque di un allontanamento dallo stato di equilibrio psichico ottimale che un uomo o una donna possono riuscire a raggiungere nell'arco di una vita, ne sono dunque colpite persone tendenzialmente creative, di indole solare, che abbiano avuto esperienze interiorizzate in modo estremamente doloroso e mai del tutto superate.  Sono soggetti che hanno trovato nello stato depressivo un valido compagno di vita, compensatorio delle ansie che si portano silenziosamente dentro e del dolore sordo che urla nel profondo. Sono paesaggi dell'anima che comprendono naturalmente nubi basse e tempestose ed altresi' sporadiche e straordinarie schiarite con raggi di sole quasi accecanti. In essi convivono gli stati emotivi della donna desolatamente sola seduta sul letto rivolta alla finestra di Hopper e contemporaneamente la euforia vitale prorompente e fisica delle figure floride di Paul Gauguin.
Picasso@
Penso al ritratto dell'amico morente di un giovanissimo Picasso, fatto di grigi e blu o all'autoritratto policromatico e sofferto di Van Gogh. Luci dunque centellinate ma prorompenti nei depressi felici, che respirano la maggior parte del tempo la foschia dello spirito. L' infelicita' e' per questo silente gruppo, un pigiama comodo, impregnato di odori noti e rassicuranti, la felicita' un orizzonte luminoso, dai colori caldi, che hanno davanti a loro sempre distante e mai in definitiva raggiungibile, ma del quale riescono in qualche modo ad assorbirne i benefici. Abbandonare questo stato di grazia in bilico precario tra l'abisso e la vita, non e' cosa facile. Restio ai cambiamenti, attaccatto spasmosdicamente ad abitudini acquisite e consolidate, il depresso felice si circonda di numerose persone, di impegni ed anche divertimenti, spesso per non trovarsi mai faccia a faccia con le ferite della sua anima. Nel rapporto a due si scherma alla sofferenza sentimentale ritraendosi dal gioco prima che cominci veramente, vivendo in superficie senza alzare mai il tombino dove conserva in tenuta stagna l'oblio. Arduo tirare fuori da questa condizione una persona cara a meno sia lei a volerlo, ma quello spicchio di felicita' virtuale conosciuto, sovente e' preferibile all' incognita di un cambiamento sostanziale. Michela Papavassiliou . Prelo Luglio 2012