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mercoledì 14 agosto 2013

Formentera . Viaggio Utopico nell'Isola che C'è


Due sorrisi speculari sul turchese, questo è il frame privilegiato che ho di Formentera.
Cuore pulsante dell'isola una coppia di spiagge lunghissime e bianche, identiche come due splendide gemelle dai caratteri opposti. Quando c'è vento da una parte sai che dall'altro lato sarai coccolata dal tepore. Quando una è arrabbiata, l'altra è affabile e accogliente.
Credo che morfologicamente questa isola delle Baleari abbia una posizione dotata di un'aurea speciale forse anche di una certa sacralità. Emersa dalle acque in un crocevia di fasci luminosi in grado di dorare la pelle con tonalità intense quasi d'alta montagna.
Boschi di pini marittimi degradano al mare. Fichi secolari come sculture preistoriche sono i protagonisti assoluti sui grandi campi dalla terra rossa smossa. Tenuti ad impalcatura bassa dalle abili mani dei contadini locali, i rami allargati come i tentacoli di polipo terrestre sorretti da pali in legno tutti intorno, regalano ombrelli di frescura a greggi ed umani. Palme secolari rimandano a paesaggi d'Africa, saline incorniciate come pezzi d'autore, tra canne di bambù infestanti e dune di sabbia tagliate da strade sterrate imprendibili che si perdono nel turchese.
C'è una rilassatezza di vivere in questo luogo che ti contagia appena arrivi.
Le frenesìe dell'era moderna si lasciano sul battello che ti porta qui.
Non hanno semplicemente il pass per entrare.
Quando approdiamo su queste sponde si rimane per un attimo interdetti, ci si volta per vedere se le ansie del quotidiano ci seguiranno, e nulla, siamo liberi di godere di una natura, contaminata sì dall'uomo e dalla macchina del turismo internazionale, che ha saputo però rispettare il suo territorio e valorizzarne le bellezze. Merito alla Spagna che sa tenere questo spazio di mondo, lindo come un lenzuolo lavato di fresco e steso al sole.
Anche se su questo atollo si riversano fiumane di persone, sai di poter trovare sempre una caletta appartata dove starai felicemente in solitudine e relax.
Nell'entroterra case in pietra antiche si fondono col paesaggio. Cromie calde in questi spazi domestici dove interno ed esterno si mescolano in sintonia perfetta. Pavimenti spatolati con materiali naturali, cesti intrecciati usati come lampade, travi antiche ai soffitti intervallate da fasci di bambù e coibentate con alghe marine, tettoie di viti e vegetazione da macchia mediterranea. Bouganville, oleandri, rosmarini e pini marittimi a profusione accompagnano nel tragitto da un capo all'altro. Dal faro un tramonto mozzafiato ed il drink di fine giornata. Sant Francesco con la sua piazza, le stradine folcloristiche e gli angoli carini di Sant Ferran.
C'è una Formentera nascosta lontana dai clamori, dai personaggi famosi e dai riflettori ed è quella di cui sto scrivendo, un luogo metafisico ma terreno, un luogo silenzioso e magico. Un viaggio nell'Utopia, dal greco, “luogo che non esiste”, che in questo caso è proprio sotto i nostri piedi e davanti ai nostri occhi. Ibiza si vede da qui, vicina eppure lontana come sensazioni. Ogni giorno una moltitudine di barche da lì parte alla volta di questi litorali. Sono naviganti in cerca di vibrazioni. Nella notte di San Lorenzo si vedono decine di stelle cadenti e la calotta dell'emisfero astrale ti circonda a 360 gradi come non mi è capitato di vedere altrove se non a Ydra nell'arcipelago greco.
Ho soggiornato in un vecchio convento. Ho dormito in una cella dalle piccole finestre affacciate su di un immenso bosco a picco sulla scogliera. Ho avuto in questi spazi sonni profondi come si hanno nella prima infanzia o forse nel ventre materno. Certe cose non si possono spiegare per intero a parole, ma mentre leggi immagina di essere preso per mano da una persona a te cara e di camminare nella natura o immergerti nelle acque più trasparenti che tu possa sognare. Se riuscirai a fare questo esercizio mentale e saprai ascoltare questo luogo, ti sarai avvicinato al benessere che può regalarti l'isola di Formentera. 
                                                                                                          Michela Papavassiliou . Agosto 2012