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Celebrazione storica alla Triennale di Milano dell'Arte Immaginifica di Piero Fornasetti. Alla presenza del figlio Barnaba. curatore della mostra, una straordinaria affluenza di pubblico per l'inaugurazione di ieri."
Cento Anni di Follia Pratica"questo il titolo del tributo milanese alla poetica figurativa di uno degli artisti che hanno segnato il nostro tempo.Una grande mano tiene tra le dita, come un filo di lana, un pesce rosso ed in questo atto lieve e surreale vi è la gloria e la caducità della vita. Fornasetti racconta l'emozione trepidante di un vivere immerso nella policromìa che attinge alla storia passata e si imbeve di contemporaneità. Un indice proteso segna la direzione da seguire, un intreccio inestricabile di dita si fa scultura, pile di libri scarpe e bricchi tapezzano le pareti, uno specchio deformante si fa iride e riflette la realtà che ci scorre davanti. Il mondo fornasettiano è fatto di palmi a vista che si fanno profilo, che guardano, con languidi occhi sospesi. Sono labbra decontesualizzate e mute, sono soli i cui raggi seguono una geometria perfetta, sono piedicalzari che rimandano all'ironia magrittiana. Un gilet da uomo diventa finestra aperta su di un muro in pietra,bozzetti di bicchieri il cui stelo è spiga di grano, calici di vino straboccanti di pesciolini vermiglio."
Ho fatto l'amore tutta la notte...con una lastra nera di cera e una sottile punta d'acciaio. E' stata una lunga notte e non so se ho vinto o perso. Certo non ho goduto..." Un arciboldiano porta frutta di falli e seni segna la mordacità di visioni svincolate da schemi, più in là un bosco di sguardi rimbalzano su schienali di sedie, vassoi, piatti, lampade e teiere.Un vaso assorto ad occhi chiusi indossa un cilindro nero, un altro è trafitto da un pugnale mentre il suo compagno è avvolto da un serpente d'oro. Carte da gioco, palcoscenici, vestiti carnevaleschi mettono in scena la rappresentazione dell'umano esistere. Labirinti e griglie ci separano e disorientano per poi farci ritrovare in rassicuranti intuizioni. Siamo acrobati sul filo della vita, righello, squadra, compasso e forbici, ci dicono che gli strumenti li abbiamo tutti e sono davanti a noi in ordine perfetto. L'utilizzo e la comprensione di ciò che attraverso di essi produciano resta a noi, a Fornasetti il grande merito di stimolarci a continuare con semplicità e rigore nella sperimentazione di essere.
Michela Papavassiliou
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