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sabato 23 novembre 2013

La Semplicita' delle Cose in Giacomo Balla


Nato a Torino nel 1871 Giacomo Balla diventa futurista , trasferendosi a Roma nel 1895 e aderendo al movinento a partire dal 1900.  Diceva "L'artista dopo che ha lavorato deve sentirsi stanco, eccitato, qualche volta felice e quasi sempre insoddisfatto" .  La sua e' una lotta con la materia tra distruzione e ricostruzione, utilizzando spesso contrasti cromatici. Il primo periodo e' caratterizzato da una ribellione ai precetti accademici. Da li in poi martorianti ricerche divisioniste, in una scomposizione tumultuosa di ambienti luci oggetti psiche e persone. Smantellare, annientare e ricomporre sembra l'unica strada percorribile per creare la dinamicita' a cui aspira, dove i colori primi si fronteggiano  senza sosta. Le linee tracciano la velocita' di un'automobile e con le sue forme cattura l'urlo di un "Viva l 'Italia". "Il sentimento del quadro sta nella specie delle linee, delle cose e della luce". Nei primi anni 20 l'artista viaggia tra una produzione figurativa ed una sperimentale in contemporanea a Depero, Sironi, Severini e Boccioni.  "La semplicita' e' la base della bellezza" diviene il suo imperativo di vita. Nella ricerca di una perfetta verita' degli elementi il pittore canta l'amore per il pericolo, l'audacia, il coraggio e l' energia. "Tutte le opere grandi sono manifestate con mezzi semplicissimi." Confrontandosi con il criminologo Lombroso Balla dipinge i  reietti e gli scarti della societa', indagando i disturbi della mente, immergendosi nei meandri scomodi della psiche in fase di dissestamento. "Ne' il bello ne' il brutto hanno piu' limiti, quando si entra o si esce fuori dai limiti". Aggressivita', movimento, salti mortali e notti insonni diventano per Balla i migliori amanti per una piena creazione artistica. MP